Tessera#7
Mentre guardavo Spagna/Grecia degli europei, notavo che oggi il mondo del calcio professionista europeo è praticamete un mondo di senza barba. O almeno senza una barba lunga. Sono tutti rasati, calciatori, allenatori, arbitri, lo staff tecnico in panchina, tutti rasati. E se ci penso prima di trovare nella mia memosria un giocatore con la barba devo andare indietro di almeno venti anni. o sbaglio?
ps.
Però mi sembra che un giocatore della Germania....
giovedì 3 luglio 2008
Il calcio e la barba
El Butanero
Tessera#6
Una delle figure leggendarie della Spagna contemporanea è il butanero.
Il Butanero é quel signore che ti porta la bombola di gas in casa. E' vestito di blu e arancione che sono anche i colori di una marca di carburanti e viaggia con un camioncino pieno di bombole, arancioni anche loro. Passa uno o due o tre giorni al mese, quindi bisogna organizzarsi. Prendo pieno / lascio vuoto. Puó piazzarti direttamente la bombola ai fornelli di cucina o lasciarne tre o quattro nell'atrio per i condomini, puó mandartene una al terzo piano con l'ascensore e quando l'ascensore non c´é, te la porta lui. E' una figura leggendaria, il butanero. il butanero evoca le imprese folli ed eroiche di Don Quicote. E' diverso dal nostro idraulico sciupafemmine. Il butanero è buono: é innocuo. E' un lavoro di fatica il suo: può fare, bombola in spalla, cinque piani di scale senza lamentarsi; lo dice anche il suo contratto. Il butanero é una figura mitologica: per carnevale ci si può mascherare da butanero: il costume lo si trova nei negozi vicino a quelli di Stanlio e Ollio, Charlie Chaplin, Rambo. E' un po' come per noi vestirsi da nutella. E' nella Spagna degli anni settanta che si spinge in alto, delle palazzine di otto piani senza ascensore, che il butanero fa il suo ingresso nell'olimpo: penetra le profonditá dell'immaginario collettivo spagnolo fino ad entrare nei proverbi, nei modi di dire, nelle barzellette, nelle canzoni, nella pubblicitá: è sinonimo di accettazione eroica della vita, e la sua natura é intrisa di potente tragicitá. Tutti siamo d'accordo nel dire che il suo stipendio non sarà mai troppo alto, che le mance che riceve non saranno mai adeguate al suo sforzo, e si rimane sempre con il senso di colpa quando se ne va, tutto sudato, e si toglie il cappelletto arancione.
L'orchestra nera
Tessera#5
Un amico che é stato in Africa mi ha detto che l'Orchestra Nazionale della Repubblica Democratica del Congo è l'unica al mondo ad essere composta da soli neri, compreso il direttore d'orchestra. Ho indagato ed è vero. E io che non ci avevo mai pensato...
Il pastore con l'iPod
Tessera#4
Mi sono subito ricordato dei Tuareg con i Ray Ban e i Masai Mara con il pc portatile quando qui, a Calasetta, in Sardegna, ho visto proprio ieri un giovane pastore con l'iPod.
Il paesaggio tosco-balcanico
Tessera#3
Il Paesaggio toscano da cartolina che tutti conosciamo è sempre più balcanico.
Anche se sotto la direzione di maestranze locali, sono tantissimi i muratori albanesi e kosovari che lavorano nella ristrutturazione dei vecchi cascinali toscani. Ruderi fatiscenti divorati dalle piante selvatiche diventano veri e propri gioielli. Intere aree recuperano nuovo fascino e nuova bellezza, il costo del metro quadrato abitativo raggiunge prezzi pazzeschi, e i paesini scomodissimi e poco appetibili di un tempo diventano mete contese dai nuovi ricchi. Il paesaggio toscano va, e piace, ai turisti stranieri e anche agli italiani. Va anche il turismo del benessere, l'agriturismo, l'ecoturismo, l'enoturismo, il turismo di campagna, ma questo non succede da ieri, sia chiaro. E' un processo che anzi sta arrivando al suo culmine.
Cosa sarebbe stato del paesaggio toscano mitizzato nei film e nelle cartoline, nei resoconti dei viaggiatori nordeuropei e americani, senza l'ondata di manodopera balcanica che si è riversata in toscana agli inizi degli anni novanta, e poi assoldata dalle imprese edili locali?
Quando parliamo di paesaggio toscano, il nostro senso di identità e di appartenenza si sentono coinvolti. Dovremmo pensare che mattone dopo mattone, pietra dopo pietra, il paesaggio toscano che fa sognare i turisti e i non turisti, ha anche un'anima balcanica. Che ci piaccia o no.
Il falso mito del coniglio nano
Tessera#2
Francesco, figlio di un mio carissimo amico, voleva un coniglietto. Un coniglietto da compagnia. Lo aveva desiderato fortemente per quattro lunghe settimane, dopo averlo visto in vetrina ad un banco del luna park la domenica di Pasqua. Gli assicurarono che si trattava di un coniglio nano, una specie da appartamento, che non cresce più di tanto, anzi, rimane piccolo piccolo, mangia poco, sporca poco, non ha bisogno di cure eccessive e può rimanere chiuso in casa anche intere giornate, quando mamma e papà sono a lavoro. Ha bisogno della vaschetta del cibo e di quella per i bisogni, poi si arrangia da solo. Francesco era contento, e anche suo padre e sua madre erano contenti, e forse anche Nerino, così lo chiamarono, era contento.
La moda del coniglio nano che rimane piccolo piccolo, immobile nelle sue dimensioni, come i giocattoli, prese campo durante i primi anni novanta, e negli ultimi tempi sembra aver preso nuovo vigore. Ho conosciuto più di una famiglia che a suo tempo decise di allevarne uno, tutte quante, in seguito accomunate dalla stessa sorte: Nerino oggi si fa chiamare Nerone. Non entra più nella sua gabbietta e non si accontanta più delle micro porzioni di cibo dei primi giorni. Ha il nome di un imperatore e anche la sua stazza è imperiale.
Sergio, il nonno di Francesco, che i conigli gli ha sempre allevati, ma per mangiarli, oggi incredulo, giura di non averne mai visti di così grassi né di così grossi.
Quelli della maglietta
Tessera#1
Quelli della maglietta
Ieri la Fiorentina è entrata in Europa:
per molti oggi è ancora festa.
Sono tantissime le magliette viola in giro.
Oggi al bar anche il geometra Cavicchi ce l'ha. Ha quella col giglio bianco, grosso, in campo viola,
sformato per via della pancia.
Anche Antonello del chiosco ce l'ha, mi ha detto che è dell'ottantasette, vecchia di vent'anni.
Anche i camminatori della mattina e i passeggianti delle dieci e mezza
con il cane, anche loro ce l'hanno, la maglietta viola, come i corridori, che ce l'anno sudata sulla schiena, e di cotone e anche scolorita.
Anche due ragazzini che aspettano il pulmino giallo della scuola, ce l'hanno, nuova nuova, e lucida.
E poi ci sono una quantità misteriosa di magliette che non si vedono e che so che c'erano.
E' emersa intorno a me una tribù silenziosa, della quale non faccio nessuna fatica a riconoscerne l'umore
e neanche a interpretarne il sentimento, né faccio fatica a immaginare quello che si dicono, quelli con la maglietta,
quando s' incontrano.
Oggi è il lunedì successivo all'ultima giornata di campionato. In nessuna parte d' Italia, oggi, è un giorno qualsiasi.