Tessera#2
Francesco, figlio di un mio carissimo amico, voleva un coniglietto. Un coniglietto da compagnia. Lo aveva desiderato fortemente per quattro lunghe settimane, dopo averlo visto in vetrina ad un banco del luna park la domenica di Pasqua. Gli assicurarono che si trattava di un coniglio nano, una specie da appartamento, che non cresce più di tanto, anzi, rimane piccolo piccolo, mangia poco, sporca poco, non ha bisogno di cure eccessive e può rimanere chiuso in casa anche intere giornate, quando mamma e papà sono a lavoro. Ha bisogno della vaschetta del cibo e di quella per i bisogni, poi si arrangia da solo. Francesco era contento, e anche suo padre e sua madre erano contenti, e forse anche Nerino, così lo chiamarono, era contento.
La moda del coniglio nano che rimane piccolo piccolo, immobile nelle sue dimensioni, come i giocattoli, prese campo durante i primi anni novanta, e negli ultimi tempi sembra aver preso nuovo vigore. Ho conosciuto più di una famiglia che a suo tempo decise di allevarne uno, tutte quante, in seguito accomunate dalla stessa sorte: Nerino oggi si fa chiamare Nerone. Non entra più nella sua gabbietta e non si accontanta più delle micro porzioni di cibo dei primi giorni. Ha il nome di un imperatore e anche la sua stazza è imperiale.
Sergio, il nonno di Francesco, che i conigli gli ha sempre allevati, ma per mangiarli, oggi incredulo, giura di non averne mai visti di così grassi né di così grossi.
giovedì 3 luglio 2008
Il falso mito del coniglio nano
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