giovedì 9 febbraio 2006

Giotto Dainelli e la S.G.I



Giotto Dainelli e la Società Geografica Italiana

Le 18.000 negative che costituiscono il fondo Giotto Dainelli, corrispondono a tutto il corpus fotografico di questo noto geologo-geografo-esploratore, a testimonianza della sua passione per l’obiettivo, fin dai tempi della giovinezza.

Negative, lastre e diapositive documentano non solo l’intensa attività di studioso e esploratore svolta da Dainelli nell’arco di un lustro, ma anche il suo amore per la montagna e per i viaggi che oggi si direbbero culturali, ampiamente coltivati grazie a una posizione sociale elevata e a disponibilità finanziarie non comuni.
Nato a Firenze nel 1878 da famiglia benestante, Dainelli iniziò a viaggiare giovanissimo con la macchina fotografica al seguito. Le fotografie più antiche sembrerebbero risalire al 1899 e riguardano il Monte Bianco; ma già nel 1901 i suoi articoli sui viaggi in Dalmazia e in Bretagna erano corredati da un ricco apparato illustrativo.
Allievo di Carlo De Stefani, in quegli anni il più autorevole geologo italiano, Dainelli, favorito da un clima culturale particolarmente aperto e stimolante affiancò sempre ai suoi interessi prettamente naturalistici, una vivace curiosità verso gli aspetti antropici, osservati con la stessa metodologia di stampo positivistico. E’ per questo che nelle sue fotografie accanto a intere serie, a volte ripetitive, dedicate alla documentazione di un singolo fenomeno naturale o di particolari formazioni rocciose, compaiono numerose immagini di interesse antropologico o etnografico.

Insieme alla passione, la lunga consuetudine con il mezzo fotografico gli permise di raggiungere livelli di buona qualità per un amatore e di utilizzare la fotografia come un vero e proprio strumento di lavoro, a integrazione della sua ricerca scientifica.
La maggioranza delle sue opere, infatti, è riccamente illustrata con una documentazione fotografica non solo originale, ma sempre integrativa dello scritto.
A parte qualche problema di conservazione concernente piccoli gruppi di fotografie, l’intero fondo è ancor oggi perfettamente fruibile.

Questo si deve principalmente alla gran cura con cui il materiale era stato ordinato e conservato dal suo autore. Negative, diapositive e lastre, tutte singolarmente numerate e inserite in bustine di protezione, anche queste numerate, sono raccolte in piccole scatole a misura, perfettamente ordinate.
Completano il fondo 17 quaderni con i cataloghi di tutte le fotografie, manoscritti dallo stesso Dainelli. Di ciascuna fotografia è specificato l’autore, il soggetto rappresentato, la località e la data di esecuzione.

Sebbene presenti una grande ricchezza di soggetti, il fondo Dainelli si caratterizza per la presenza di alcuni filoni ben precisi e costanti nel tempo. Innanzi tutto l’Africa. Quasi due terzi dell’intero fondo, circa 10.500 fotografie, comprendono soggetti africani e si riferiscono a quattro viaggi compiuti da Dainelli in terra africana.
Le fotografie più antiche riguardano il viaggio in Marocco del 1901 e in gran parte furono edite nel 1903 sulla rivista <>. Ma la prima serie di importanza ragguardevole, per consistenza e contenuti, è quella delle oltre 2.500 fotografi che documentano il viaggio in Eritema nel 1905-1906, compiuto in occasione del Congresso geografico tenutosi ad Asmara.

In questo viaggio, Dainelli ebbe come compagno Olinto Marinelli, geografo fiorentino e suo fraterno amico, deciso sostenitore delle indagini sul campo e dell’osservazione diretta dei fenomeni. L’impostazione metodologica di Marinelli, che influì molto sul giovane Dainelli, ben si spostava con l’idea di stampo positivistico della fotografia quale mezzo di rappresentazione della realtà.

In Africa Dainelli tornò molti anni dopo, nel 1936-37, a capo di una spedizione promossa dall’accademia d’Italia per il rilevamento e lo studio del lago Tana in Etiopia. Con l’incarico di direttore del Centro Studi per l’Africa Orientale, egli guidava un folto gruppo di giovani studiosi, specialisti di diverse discipline, ciascuno dei quali contribuì alla documentazione fotografica per il settore di una competenza. La spedizione produsse 6.000 fotografie, che consentono ancora oggi un’ampia e approfondita visione interdisciplinare della regione del Tana. Accanto alle fotografie di Dainelli (1100 ca.), sono particolarmente numerose quelle dell’antropologo Lido Cipriani (complessivamente 2.700), 1.600 delle quali di carattere antropometrico.

Appartengono ad altri viaggi compiuti da Dainelli negli anni 1938-39 le altre 1.200 fotografie a soggetto africano presenti nel fondo; ad esse si devono aggiungere le 200 fotografie della collezione Castellani relative all’Uganda.

1 commento:

  1. caro paolo

    son un laureando in geografia a verona. per tesi mi occuperò di giotto dainelli. vorrei sapere che genere di informazioni hai...

    se puoi rispondermi a
    mt.nicodemo@libero.it

    spero e grazie
    MATTEO

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