lunedì 18 gennaio 2010
venerdì 15 gennaio 2010
L'Oriente immaginato e l'architettura di confine
Il Grand Hotel Alhambra Palace
L’hotel Alhambra Palace di Granada è uno dei più significativi esempi di architettura orientalista in Europa. Il suo stile è associato a una particolare tendenza architettonica nata all’interno dell’orientalismo europeo nei primi anni del Novecento, allora nota come architettura alhambrista per il fatto di guardare a la Alhambra come a modello e riferimento stilistico.
Ciò che fa dell’hotel Alhambra Palace un edificio singolare, allora come oggi, è la peculiare lettura dell’oriente che emerge dalle sue forme: nulla, di fatto, è davvero orientale se non l’atmosfera che i suoi costruttori intesero restituire. L’architetto inglese Mr. Lowet e il granadino Modesto Cendoya disegnarono un edificio signolare e di stranissima mole, in cui le forme alhambriste si fondessero coi volumi di altri due grandi simboli dell’architettura arabo-ispanica come la Torre del Oro di Siviglia e las Murallas di Avila.
E’ questo il dato costante dell’orientalismo europeo, ovvero la rielaborazione in chiave occidentale degli elementi architettonici tipici di un oriente idealizzato, mai reale, ma sempre filtrato dall’occhio occidentale sulla base di categorie culturali e canoni estetici propri.
Reale o immaginario, trasfigurato o fittizio, sta di fatto che sul finire dell’Ottocento, in Europa, l’Oriente è prepotentemente di moda.
Ciò che fa dell’hotel Alhambra Palace un edificio singolare, allora come oggi, è la peculiare lettura dell’oriente che emerge dalle sue forme: nulla, di fatto, è davvero orientale se non l’atmosfera che i suoi costruttori intesero restituire. L’architetto inglese Mr. Lowet e il granadino Modesto Cendoya disegnarono un edificio signolare e di stranissima mole, in cui le forme alhambriste si fondessero coi volumi di altri due grandi simboli dell’architettura arabo-ispanica come la Torre del Oro di Siviglia e las Murallas di Avila.
E’ questo il dato costante dell’orientalismo europeo, ovvero la rielaborazione in chiave occidentale degli elementi architettonici tipici di un oriente idealizzato, mai reale, ma sempre filtrato dall’occhio occidentale sulla base di categorie culturali e canoni estetici propri.
Reale o immaginario, trasfigurato o fittizio, sta di fatto che sul finire dell’Ottocento, in Europa, l’Oriente è prepotentemente di moda.
E proprio la Alhambra, l’imponente roccaforte costruita dai Mori nel IX secolo, città-monumento-meraviglia e straordinario simbolo del potere arabo a Granada e in Europa, diventa così il riferimento artistico e mitologico di un’intera generazione di pittori, scrittori e intellettuali. L’Oriente è anche al centro della politica coloniale: sul piano internazionale la cosiddetta Controverse hispano-marocaine, che vede opposte Francia e Spagna per il controllo di alcune regioni del Marocco, s’innesca in un gioco d’interessi e d’alleanze strategiche che renderanno frenetica l’attività diplomatica in occidente. Aumentano notevolmente le visite e gli incontri ufficiali e con questi gli spostamenti di delegazioni, rappresentanti, ambasciate, consoli, membri onorari di legazioni, mediatori, interpreti, funzionari al seguito di ministri e governatori. Tutto questo gran movimento di un così particolare tipo di viaggiatori rende necessaria la presenza di strutture d’accoglienza adeguate, non solo e non tanto rispetto al numero dei viaggiatori, dal momento che viaggiare è ancora un fatto tutto sommato elitario, ma soprattutto allo status sociale degli ospiti. E’ in questi anni che nascono i primi Grand Hôtel, i Ritz, i Palace, i Royal; le società incaricate per la loro costruzione il più delle volte sono le stesse corporation alle quali sono affidati i progetti delle grandi infrastrutture del tempo come strade, porti, dighe e ferrovie. E’ l’era dell’ottimismo, la Belle Epoque, un trentennio splendente e velocissimo come il destino della vecchia e decadente nobiltà europea. Un mondo felice per poche migliaia di fortunati che dopo pochi decenni sarà liquidato sotto i colpi della prima guerra mondiale.
Ma nessuno sembra prevederlo quando a Granada, nel 1905, il duca di San Pedro de Galatino dà inizio alla costruzione del suo hotel Alhambra Palace, primo edificio con struttura in ferro mai realizzato a Granada e uno dei primi del regno di Spagna, meravigliosa concentrazione di lusso e raffinatezza, con teatro, cinematografo, sale per riunioni, celebrazioni e saloni da the. Le sale da gioco erano la sua principale attrazione, rigorosamente separate quelle degli uomini da quelle delle donne; per la cucina si contattarono cuochi italiani e francesi, sette pesetas per il pranzo e nove per la cena. L’Alhambra Palace era molto più di un hotel, era una sorta d’ambasciata occidentale sul confine con l’oriente, era il luogo dell’ostentazione dello stile di vita occidentale, vetrina delle sue conquiste, dei suoi eccessi e dei suoi vizi.
L’Alhambra Palace continua ancora oggi a rappresentare una delle tante risposte di Granada al suo bilico millenario fra Oriente e Occidente. Nello stile –orientalista e non orientale- nei suoi materiali –espressione dell’occidente industriale- e nella sua funzione –d’accoglienza delle elites politiche europee- l’Alhambra Palace è figlio di quella Granada che si sente occidente e che può permettersi di guardare all’oriente con quella distanza culturale che il suo passato ancora oggi sembra negarle.
articolo pubblicato sulla rivista AND 05
Iscriviti a:
Post (Atom)