“Un giorno in Europa: nuove forme di emigrazione, è un
documentario appena sfornato dalla MelBal produzioni,
produttrice squattrinata che si è presa la bega di toccare un
tasto difficile e complicato: ma sarà vero che questi italiani
non sono più un popolo di emigranti? Sarà vero che il
fenomeno chiamato emigrazione riguarda il passato del
nostro Paese e non più il presente? Sarà vero che gli italiani
hanno smesso di far valigia alla ricerca di miglior fortuna
altrove?
Perchè quando parliamo di emigrazione ricevuta, e quindi di
marocchini, albanesi, rumeni, moldavi, rom, senegalesi,
nigeriani e tutto il resto, siamo più o meno tutti d'accordo.
Ma quando decidiamo, da italiani quali siamo, e quindi da europei, di guardarci allo specchio e disottoporci alle stesse domande, ponendoci allo stesso livello culturale e sociale e nelle stessesituazioni di coloro che chiamiamo emigrati, le cose cambiano.
Osservare le nostre realtà come osserviamo quelle "altre", implica uno sforzo culturale considerevole: è ciò che in antropologia prende il nome di straneamento culturale; implica in primo luogo la sospensione di giudizi morali e la volontà di rimuovere sovrastrutture culturali che negli
anni, sedimentandosi, hanno portato alla formazione di stereotipi e luoghi comuni nei confronti dell'alterita'. Vuol dire in altre parole capovolgere l'obbiettivo, puntarlo su noi stessi: è l'osservatore che diventa osservato.
E magari ci accorgiamo che gli italiani che vivono fuori dall'Italia sono davvero tantissimi, e che oggi come cinquant’anni fa molti italiani continuano a cercare fuori dal proprio Paese possibilità nuove, come cambiare il proprio status, la propria situazione affettiva o economica, mettendo in discussione il proprio senso di identità o la propria idea del mondo. E magari ci accorgiamo che di
queste nuove forme di emigrazione e delle dinamiche che le muovono si sa ben poco: mancano cifre, dati, testimonianze. Cerchiamo di capire perché.
Un giorno in Europa si compone di quattro storie, quattro storie di italiani all'estero. Le loro vicende private si intrecciano con i risvolti della nuova realtà europea in città quali Berlino, Praga, Santiago de Compostela, Amsterdam e Prato, che è la realtà da cui provengono. La vita affettiva, il lavoro, le
aspirazioni, le difficoltà di quattro persone che solo trenta o quaranta anni fa avremmo chiamato emigranti. E oggi come dovremmo chiamarli?
Dolce, delicato, ironico e commovente. Va visto”.
Paolo Pecchioli
Antropologo culturale
Regia: Ettore Melani.
Montaggio: Nadia Baldi.
Durata 1h
sabato 2 agosto 2008
Un giorno in Europa: nuove forme di emigrazione
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